1948

Il 15 maggio, in tutto il mondo, si ricorda la nascita di Israele.
Ma per il popolo palestinese questa data segna l’inizio della nakba, che in arabo significa ‘catastrofe’.
Fondando Israele i sionisti scatenano una guerra che espelle dalle loro case più di 800000
palestinesi, con la violenza e col terrore. Essi vengono privati delle loro terre; i loro villaggi
vengono distrutti, i nomi dei luoghi vengono cambiati, come a voler distruggere anche la
memoria.
Da allora, e con le espulsioni successive, 4 milioni di palestinesi sono profughi, cioè non
possono tornare alle loro case e molti di loro vivono ancora in campi.
I palestinesi che son rimasti dentro i confini israeliani sono discriminati quotidianamente e
vivono sotto un regime di apartheid simile al Sudafrica razzista. Chi vive in Cisgiordania e
nella striscia di Gaza, è tuttora sotto occupazione militare o in una enorme prigione a
cielo aperto.
In questi sessant’anni Israele è lo stato che più di tutti ha violato il diritto internazionale.
Decine di risoluzioni dell’ONU sono state ignorate e centinaia di colonie sono state costruite abusivamente nei territori occupati; migliaia di check point vengono eretti con l’esplicito obiettivo di impedire la mobilità e rendere la vita impossibile ai palestinesi per costringerli alla fuga. L’obiettivo è quello creare uno stato etnicamente puro. Un enorme muro è stato costruito in Cisgiordania non solo per separare israeliani e palestinesi ma anche per separare gli stessi arabi tra loro, tracciando una rete viaria esclusiva per i coloni.
Per questo oggi non c’è nulla da festeggiare.
Creare confini, occupare le terre, militarizzare, dividere ed espellere la popolazione: questo è stato il principale obiettivo dei governi israeliani in questi sessant’anni. Per questo l’unico obiettivo dei palestinesi e di tutti i democratici nel mondo è abbattere questi confini e ripartire dai diritti inalienabili di tutti gli individui.
Israele non è riuscito, nel suo intento di far dimenticare al mondo quanto ha compiuto e quanto sta compiendo ancora oggi con la sua politica di morte nella striscia di Gaza. Il popolo palestinese esiste ancora, grida al mondo la sua collera, ma anche la sua voglia di vivere in pace; in una parola resiste.
E questa è l’unica cosa da festeggiare.

Per uno stato unico, laico e democratico, in Palestina

 

Associazione Amicizia Sardegna-Palestina