Lettera a Federica Mogherini

Lettera aperta all’Alto Rappresentate per la politica estera dell’Unione Europea Federica Mogherini

di Gianni Lixi

Gentile Federica Mogherini  in  generale la sua relazione ha suscitato consenso, e veramente non capisco perché. Proverò a spiegarlo di seguito.  Nella sua relazione io ci vedo più ombre che luci. Il discorso apparentemente sembra di grande apertura ma sia i modi che i contenuti mi sono sembrati un riprendere vuoti luoghi comuni privi di una vera volontà di incidere su un  processo di equità e giustizia.

I modi. Due per tutti: nella fase introduttiva del discorso parla delle difficoltà che ci sono tra i due schieramenti  e riferisce di atti terroristici da una parte, quella palestinese  e di decisioni inopportune (costruzioni di colonie n.d.r) per quella israeliana.  Cioè, sparare a sangue freddo[i] , sequestrare civili (detenzione amministrativa),  torturare i prigionieri e così via,  siccome sono azioni condotte da militari Israeliani non sono atti terroristici.                                                                                                                                                                                                        Un altro  passaggio della sua relazione è quello sul diritto alla sicurezza del popolo israeliano sbandierato come un mantra da quelli che vogliono giustificare ogni nefandezza.  Questo  è un leit-motiv di tutti quelli che sono per la causa Palestinese però…. Un po’ come quelli che dicono io non sono razzista però…            Per spiegarmi meglio userò una frase di Miko Peled, autore israeliano figlio di un generale israeliano, attivista pacifista che vive in America . “Oggi si cerca di attribuire le colpe per la violenza a Gaza ad Hamas, ma Israele non ha iniziato ad attaccare Gaza alla fine degli anni ’80 quando è stato fondato Hamas. Israele ha iniziato ad attaccare Gaza quando sulla striscia si sono stabiliti, nei primi anni ’50, rifugiati palestinesi.  Questi, particolarmente a Gaza, vengono lasciati con 2 sole possibilità: resistere ed essere uccisi in piedi e combattendo o farsi uccidere nei loro letti”.

Vediamo i contenuti. Condannare gli insediamenti, chiedere di aprire i confini di Gaza, riportare i confini della Palestina al 1967. Tutte cose giuste, ma cosa a fatto l’Europa (e l’Italia) perché questi non siano solo dei vuoti propositi? Nulla. Anzi ha fatto qualcosa di  tremendamente importante contro la causa palestinese: ha legittimato il comportamento di Israele aiutandolo militarmente e stringendo con lui  rapporti commerciali. Lei  stessa  ci ha ricordato che l’Europa è il primo partner commerciale di Israele.  Ora non c’è bisogno di essere dei grandi studiosi di geopolitica per capire che se  minacci o intraprendi azioni che vanno a minare seriamente l’economia di quella nazione (è un popolo molto sensibile alle  variazioni del PIL) anche la loro pur forte posizione contrattuale può indebolirsi sino al punto di dover sedersi ad un tavolo  e trattare da posizioni più paritarie.  Ma l’Europa (e l’Italia) non hanno mai fatto niente. Anzi il nostro presidente del consiglio continua a definirsi grande amico della democrazia Israeliana. E qui si continua con l’equivoco della democrazia. Una scheda , una matita, un voto, una maggioranza.  Qualunque persona di buon senso arriva a capire che questo non può bastare a fare una democrazia.  Se poi questa maggioranza uccide, caccia via dalle proprie terre un popolo e lo affama per “conquistare la terra promessa per il popolo eletto” allora quelle votazioni hanno il sapore della beffa!                                                                                                     Ci deve inoltre spiegare come fa a convincere i  riottosi Tedeschi ad accettare le pur non esagerate proposte Europee. In Germania si paga ancora lo scotto dell’olocausto e se provi solo a manifestare un minimo interesse verso le posizioni palestinesi sei subito additato come antisemita. I giornalisti tedeschi che ci provano sono ostracizzati[ii] anche dai partiti di sinistra.

Ma la cosa che più di tutte deve spiegarci , e su cui ha volutamente sorvolato, è come fa a convincere   Obama che i confini da cui si deve partire sono quelli del 1967. A maggio 2011 il presidente aveva dichiarato che la sua idea di stato Palestinese si riferiva ai confini del 1967, qualche giorno dopo lo stesso mese davanti all’assemblea annuale dell’Aipac, la principale lobby filo-israeliana negli Usa, Obama ha sottolineato che gli scambi di territori fra palestinesi e israeliani potrebbero portare a confini diversi da quelli nati dal conflitto arabo-israeliano del 1967[iii]. Grande sollievo dell’establishment israeliano e grandi complimenti di Netanyahu.

Da settembre poi, per quanto riguarda i rapporti con l’amministrazione americana, le cose si fanno più difficili. In quel mese infatti il parlamento americano ha approvato all’unanimità il “United States-Israel Strategic Partnership Act of 2014” ratificato in questi giorni da Obama. Secondo il quotidiano libanese Al Akhbar, la legge prevede un aumento del valore dell’arsenale americano in Israele dagli attuali duecento milioni di dollari a 1,8 miliardi[iv]. Di tutto questo sorprendentemente (o forse no) non c’è traccia nella sua relazione.

Insomma con tutte le iniziative  che l’Europa avrebbe potuto prendere mi sembrano parole al vento ora le parole sue e precedentemente della Ashton, di Cameron , di Lofven, del parlamento francese, irlandese ecc..  Mi sembra che i governi Europei più che ad una vera iniziativa politica, che romperebbe molti equilibri  e metterebbe a rischio lauti guadagni,  stiano pensando, per motivi di consenso,  a rincorrere un sentire comune della società civile che solidarizza sempre più con il popolo palestinese. Il parlamento europeo a tutt’oggi comunque non è riuscito a votare nessuna mozione  ed hanno rinviato la votazione al 18 dicembre. Con grande giubilo della lobby israeliana che spera di far fallire anche il voto del 18.

L’ipocrisia europea è pari solo all’ipocrisia dei così detti liberal  israeliani.  E’ di ieri la notizia che Amos Oz, David Grossman and A.B. Yehoshua hanno firmato una petizione  per il riconoscimento dello stato palestinese.  Gideon Levy, giornalista israeliano di Haaretz, considera  questi 3 autori, insieme a Shimon Peres, appartenenti ai liberal ipocriti[v].  Grossman , in occasione della guerra “Piombo fuso” il 30 dicembre 2008 scrisse un articolo per il  New York Times (Opinion section) intitolato “Fight Fire with a Cease-Fire,”.  In questo articolo, nonostante , come ci ricorda Chomsky, il cessate il fuoco che durava da gennaio non fu violato da Hamas ed i preparativi di guerra erano ormai iniziati da tempo, l’autore israeliano appoggia l’operazione piombo fuso  e giustifica l’aggressione israeliana come una ritorsione perché Hamas non avrebbe  rispettato il cessate il fuoco che invece non è mai stato violato. Ipocritamente poi, 3 giorni dopo chiede un cessate il fuoco momentaneo  senza neanche citare i bambini che stavano trovando la morte sotto le bombe.[vi] Non una parola sull’assedio di Gaza. Levy parla anche  di Yehoshua, che conosce  e che incontra di frequente, nel modo più diretto e spietato “E ‘ come se ” , ha scritto,” i potenti , te compreso , hanno tutti ceduto a una grande e terribile conflagrazione che ha consumato ogni residuo di fermezza morale”.

Insomma è veramente nauseante vedere questi liberal (ipocriti) israeliani riuscire  a stare bene in sella nel proprio paese facendo comparsate in tutti i paesi europei dove vengono accolti, in genere nei salotti radical chic del libro, come paladini del dialogo e della riconciliazione ed invece si prestano a fare la foglia di fico di un sistema autoritario di apartheid.

Gentile Alto Rappresentante dell’UE questi sono alcuni dei motivi che mi hanno spinto a considerare la sua relazione vuota e senza alcuna incisività politica . Ma questi sono anche i motivi che spiegano perché il problema è complesso e va affrontato senza bleffare.  Giù la maschera, gli aggressori vengano chiamati con il nome di aggressori e gli aggrediti con il nome di aggrediti. Da qui si deve cominciare.

La saluto cordialmente, Gianni Lixi  – Cagliari 09/12/2014 (Associazione Amicizia  Sardegna Palestina).


[i] Michele Giorgio, Il Manifesto, 9.11.2014

[ii] http://www.algemeiner.com/2014/11/06/german-opposition-party-cancels-event-featuring-american-anti-semite-max-blumenthal/

[iii] L’Unità 22 05 2011

[iv]http://nena-news.it/usa-israele-e-un-faro-nella-regione/#sthash.MtssBFxo.dpuf

[v] http://www.counterpunch.org/2010/09/08/the-punishment-of-gaza/

[vi] http://www.palestinechronicle.com/zionist-left-support-for-bloody-assaults-on-gaza-signifies-its-erasure-from-israels-political-map/#.VIX_H8n4JQA