31 giorni di sciopero della fame: Attivisti e familiari dei prigionieri bloccano gli uffici delle Nazioni Unite mentre lo sciopero entra nel secondo mese.

I prigionieri palestinesi hanno iniziato il loro secondo mese di sciopero della fame il 17 maggio, il 31° giorno dello sciopero collettivo della fame. 1500 prigionieri palestinesi – su un totale di 6300 – hanno proclamato lo sciopero il 17 aprile 2017, con una serie di richieste fondamentali in materia di diritti umani, tra cui la fine del rifiuto delle visite familiari, il diritto di accesso all’istruzione superiore a distanza, un’adeguata assistenza e cure mediche. E la fine del confinamento e della detenzione amministrativa, la detenzione senza accuse o prove.

 

Dall’inizio dello sciopero, i prigionieri palestinesi hanno affrontato, dopo l’adesione allo sciopero, una dura repressione. Vengono spesso trasferiti da prigione a prigione, i loro beni personali confiscati. A molti prigionieri è stato confiscato anche il sale, da cui gli scioperanti dipendono, insieme all’acqua, per salvaguardare la propria salute e la propria vita durante lo sciopero. Sono stati negate le visite familiari e, spesso, visite legali e i dirigenti dello sciopero, tra cui il leader di Fateh Marwan Barghouthi, il segretario generale del PFLP Ahmad Sa’adat, i detenuti più anziani Nael Barghouthi e Karim Younis e decine di altri sono stati posti in Isolamento, tutto nel tentativo di bloccare lo sciopero. Da quando lo sciopero della fame è iniziato gli avvocati hanno potuto visitare solo 39 dei prigionieri scioperanti, nonostante una decisione della Corte Suprema israeliana secondo cui, dopo un appello da parte degli avvocati palestinesi, gli scioperanti della fame dovrebbero avere accesso alle visite legali.

 

Il 30° giorno di sciopero, la salute dei detenuti è in peggioramento; gli scioperanti stanno mostrando molti più casi di spossatezza, vomito ematico, visione offuscata e consistente perdita di peso, 20 chilogrammi e più. Tuttavia, gli scioperanti hanno continuato a sostenere il loro impegno a continuare fino a veder soddisfatte le loro richieste. Nel frattempo, 76 prigionieri detenuti nella prigione di Ofer sono stati trasferiti al cosiddetto “ospedale da campo” di Hadarim. I prigionieri scioperanti hanno denunciato questi ospedali in campo come una falsa copertura in quanto non vengono fornite cure mediche efficaci e, al contrario, gli scioperanti sono invitati a mangiare alimenti in cambio della possibilità di ricevere un trattamento medico, con l’intenzione di tenere gli scioperanti della fame fuori dagli ospedali civili e fuori dalla visibilità. Uno degli scioperanti, Hafez Qundus, è stato trasferito all’ospedale di Soroka con una emorragia interna.

 

I trasferimenti abusivi di prigionieri, un processo di imposizione fisica per i loro corpi indeboliti che comportano ore di transito incatenati in veicoli roventi e di attese nei luoghi di passaggio, continuano; Issa Qaraqe, della commissione per i prigionieri ha riferito martedì sera, 16 maggio, che tutti gli scioperanti della fame della prigione nel deserto del Negev erano stati trasferiti a Eshel e in altre prigioni.

 

Karim Younes, uno dei prigionieri palestinesi detenuti più a lungo, condannato a 34 anni e uno dei leader dello sciopero, è stato trasferito dall’isolamento nella prigione di Ramle all’isolamento a Jalameh (Kishon). Ciò è avvenuto solo due giorni dopo aver rilasciato una lettera che invita gli scioperanti a continuare “fino alla vittoria o al martirio”.

 

“Dalle celle della fermezza, della libertà e dignità nella sezione di isolamento della prigione di

Ramla, vi salutiamo e vi inviamo un appello individuale.

 

“Vi assicuriamo la nostra fermezza e determinazione per ottenere la vittoria non importa quanto

lunga sarà la battaglia.

 

“Rassicuriamo la moltitudine del nostro popolo che le notizie della loro solidarietà e sostegno ci

raggiungono nonostante l’isolamento e l’assedio, e crediamo fermamente all’inevitabilità della “.

vittoria, non importa quanto feroce potrà essere la battaglia

 

Nel frattempo, Marwan Barghouthi riferisce che se le richieste degli scioperi continueranno ad essere ignorate e l’amministrazione israeliana continuerà a rifiutarsi di negoziare con la leadership degli scioperanti, inizierà uno sciopero della sete.

 

Sidqi al-Maqt di Majdal Shams, negli altopiani del Golan occupati, scioperante della fame siriano nelle prigioni israeliane, è stato condannato il 16 maggio a 14 anni in una prigione israeliana. Al-Maqt, che precedentemente ha trascorso nelle prigioni israeliane 27 anni  prima della sua liberazione nel 2012, è stato arrestato nel 2015 dalle forze di occupazione israeliane che lo hanno accusato di spionaggio al fine di rivelare il coinvolgimento israeliano nella guerra in Siria, attraverso la pubblicazione sulla sua pagina di Facebook di foto sull’impegno israeliano insieme ai combattenti siriani di al-Qaeda e altre organizzazioni .

“Secondo un amico di Maqt, le informazioni che ha pubblicato in rete hanno evidenziato in dettaglio il livello di interazione tra Israele e al-Nusra, un’alleanza che Israele non avrebbe voluto pubblicizzare”, ha scritto Nour Samaha in Al-Jazeera.

Nel frattempo, il mercoledì mattina, la disobbedienza civile – come ha chiesto Barghouthi nel suo incontro con il suo avvocato Domenica 14 maggio – e ha ripreso nella successiva richiesta del Comitato Nazionale a sostenere lo sciopero – si è estesa. Le famiglie di prigionieri e gli attivisti che sostengono lo sciopero della fame hanno occupato per protesta la sede delle Nazioni Unite a Ramallah, chiedendo l’intervento sullo sciopero della fame dei prigionieri e i loro maltrattamenti.

Le famiglie dei prigionieri hanno rilasciato una dichiarazione sul ruolo della Nazioni Unite e sulla mancanza di coinvolgimento nella protezione dei prigionieri dell’occupazione:

Noi Non Accetteremo i Nostri prigionieri come Martiri

 

Occupazione delle Nazioni Unite

 

Oggi l’edificio delle Nazioni Unite a Ramallah è occupato a causa del loro rifiuto di sostenere la propria responsabilità nei confronti dei Palestinesi in quanto rimangono in silenzio sui prigionieri palestinesi in sciopero della fame.

 

Negli ultimi 31 giorni, invece di adempiere al suo ruolo nella Palestina col proteggere i diritti dei detenuti e denunciare i crimini sionisti, abbiamo solo assistito al fallimento e al silenzio da parte Nazioni Unite,

 

Pertanto, riteniamo che le Nazioni Unite siano responsabili con piena responsabilità legale nel proprio ruolo di organizzazione che promuove la responsabilità dello Stato nella giurisdizione sui diritti umani.

 

In quanto tale, sosteniamo la responsabilità delle Nazioni Unite, basata sui principi del diritto internazionale umanitario e dei diritti dell’uomo.

 

Chiediamo:

 

Un intervento immediato ed urgente al fine di proteggere i prigionieri e detenuti in sciopero della fame da 31 giorni.

L’avvio di un’indagine internazionale sui crimini dell’occupazione contro gli scioperanti della fame nel tentativo di interrompere lo sciopero attraverso mezzi sistematici di tortura e la minaccia di alimentazione forzata.

L’impegno secondo la propria missione e le sue funzioni come luogo di protezione degli accordi sui diritti umani.

La designazione dell’entità sionista come responsabile per le sue violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario, costringendola a rispettare la terza e la quarta convenzione di Ginevra per quanto riguarda i prigionieri e i detenuti palestinesi.

L’invito all’Alto Commissario per i diritti dell’uomo a prendere una posizione chiara sulla detenzione amministrativa come crimine di guerra e crimine contro l’umanità a causa della sua natura diffusa e arbitraria, nonché sulla tortura dei prigionieri.

La richiesta che le organizzazioni delle Nazioni Unite per i diritti umani facciano forza sull’occupazione onde consentire ad un comitato internazionale di indagini di accedere alle prigioni e indagare sulla situazione degli scioperanti della fame.

Noi, come famiglie di prigionieri palestinesi, esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per la vita dei nostri figli, padri, figlie, fratelli e sorelle che combattono la loro battaglia dello stomaco vuoto per la nostra libertà collettiva come nazione espropriata e sfollata.

Consideriamo questa come la prima di una serie crescente di azioni dirette contro coloro che continuano ad essere complici dei crimini di guerra dell’entità sionista fino al riconoscimento dei diritti e delle richieste dei detenuti.

Salutiamo gli scioperanti della fame che rifiutano una vita di umiliazione.

 

Palestina occupata

 

17 maggio 2017

 

Mentre le proteste si estendono, la polizia dell’Autorità palestinese in più occasioni ha attaccato e disperso, nei giorni precedenti, manifestazioni a favore dei detenuti  soprattutto perché la disobbedienza civile, inclusi i blocchi stradali, è aumentata mentre i Palestinesi chiedono azioni a favore dei detenuti. Martedì, la polizia dell’Autorità Palestinese ha picchiato i manifestanti, compresi gli studenti, quando hanno marciato, in solidarietà con i detenuti, al checkpoint di Beit El, per un’azione di disobbedienza civile. Nel frattempo, l’Autorità Palestinese ha rifiutato di porre fine al coordinamento della sicurezza con l’occupazione israeliana nonostante la richiesta dei prigionieri e del comitato nazionale per il sostegno allo sciopero. Diversi funzionari di sicurezza di alto livello, tra cui Majid Faraj, hanno riferito di aver tenuto riunioni con funzionari israeliani per discutere la fine dello sciopero; i prigionieri hanno sottolineato che la loro leadership designata è l’unico organismo che dovrebbe negoziare con le forze israeliane a nome degli scioperanti.

 

Tali azioni si svolgono mentre le forze di occupazione israeliane continuano ad attaccare le proteste a supporto dei prigionieri e ad arrestare e ferire i partecipanti. Decine di Palestinesi sono stati gravemente feriti – e Saba Obeid, 22 anni, ucciso- dalle forze di occupazione israeliane, mentre protestavano per la libertà e la dignità dei prigionieri in sciopero della fame.

 

Mobilitazioni per i prigionieri palestinesi continuano a svolgersi in tutto il mondo; Martedì 16 maggio a Roma, Dakar, Granada e Ankara, i sostenitori della giustizia hanno reso onore ai prigionieri palestinesi. Mercoledì 17 maggio gli eventi avranno luogo a Hellemmes, Evry, Chicago, Milano, Glasgow, Belfast, Buenos Aires, Granada, Siviglia, Malaga e altre città per sostenere la lotta dei prigionieri. Un elenco completo degli eventi globali è disponibile sul sito web Samidoun.

 

Samidoun, la Rete di Solidarietà per i Prigionieri Palestinesi, esorta tutti i sostenitori della Palestina a continuare a mobilitarsi, dimostrare e organizzare in piazze pubbliche, uffici governativi e fuori dalle ambasciate israeliane, come i detenuti hanno sollecitato. Invitiamo inoltre a partecipare all’invito urgente a fare pressione sul Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) perché prenda una posizione effettiva e interrompa la sua complicità nella violazione dei diritti dei prigionieri palestinesi. Sottolineiamo l’importanza di incrementare la campagna globale per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele e le società come l’HP, che traggono profitti dalla prigionia dei Palestinesi. Ci uniamo alle famiglie dei detenuti per sottolineare che non accetteremo che i prigionieri in sciopero diventino martiri.

 

Articolo originale: http://samidoun.net/2017/05/31-days-of-hunger-strike-activists-and-prisoners-families-close-the-offices-of-the-un-as-strike-enters-second-month/ Solidarity