400 prigionieri palestinesi si uniscono alla “seconda Battaglia per la Dignità, lo sciopero della fame nelle carceri israeliane.

I prigionieri palestinesi proseguono lo sciopero della fame nelle prigioni israeliane, come manifestazione collettiva della protesta denominata “seconda Battaglia per la dignità (Karameh)”.  Un gruppo di leader delle diverse forze politiche palestinesi ha annunciato l’inizio dello sciopero lunedì 8 aprile, dopo che i funzionari dell’amministrazione penitenziaria israeliana hanno rinnegato i precedenti impegni presi con i negoziatori dei detenuti in merito all’accesso ai telefoni.

Allo sciopero stanno aderendo a poco a poco i prigionieri delle “quattro forze”: il Fronte popolare, il Fronte democratico, Hamas e la Jihad islamica; altri prigionieri si stanno unendo allo sciopero e il loro numero è destinato ad aumentare prima del 17 aprile, Giornata dei prigionieri palestinesi. Secondo quanto riferito, a oggi sono 400 i prigionieri palestinesi impegnati nello sciopero nelle prigioni di Ramon, Eshel, Nafha, Negev, Ofer, Gilboa e Megiddo.

Secondo la Commissione per gli Affari dei Prigionieri, i prigionieri che hanno aderito allo sciopero sono stati trasferiti in altre prigioni per rappresaglia. Questo processo è iniziato quando il leader del FPLP Wael Jaghoub, uno dei primi cinque leader ad annunciare lo sciopero, è stato trasferito al centro di interrogatorio di Petah Tikva due giorni prima dell’inizio dello sciopero collettivo.

A sostegno delle istanze dei progionieri, si sono riuniti a Ramallah familiari dei prigionieri, rappresentanti di partiti politici, organizzazioni e istituzioni. Lo sciopero dei prigionieri palestinesi è stato lanciato in risposta all’escalation della repressione all’interno delle carceri israeliane diretta dal ministro della sicurezza interna Gilad Erdan (anche attaccando  l’organizzazione BDS e la solidarietà con la Palestina e lavorando per sopprimere la libertà di espressione in tutto il mondo nel suo ruolo di il ministro israeliano per gli affari strategici). Erdan, un ministro di estrema destra del partito del Likud, ha utilizzato gli attacchi contro i prigionieri palestinesi come piattaforma nella sua campagna elettorale israeliana, una campagna che è stata segnata dal tentativo di superarsi per i crimini di guerra, apartheid e razzismo.

Le richieste dei prigionieri includono:

-installazione di telefoni pubblici nelle carceri e rimozione dei dispositivi “jammer” per telefoni cellulari installati dagli occupanti, che hanno effetti negativi sulla salute;

-la fine delle pene collettive imposte dalle autorità carcerarie dal 2014 e in particolare le sanzioni imposte di recente ai prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane dopo gli attacchi repressivi nelle carceri di Negev e Ofer,

– annullamento del divieto di visite familiari imposto a centinaia di prigionieri e ritorno a un normale programma (due volte al mese) di visite familiari per tutti i detenuti;

-porre fine alla politica di negligenza medica e negazione dell’accesso alle cure mediche per i detenuti feriti  e malati;

-fine delle pratiche di isolamento;

-migliori condizioni e libertà per i bambini detenuti;

-migliorare le condizioni  per il trasferimento di prigionieri e affrontare le violazioni dei diritti umani delle prigioniere palestinesi.

Mpho Masemola, segretario nazionale della Ex-Political Prisoners Association (EPPA) in Sud Africa, ex prigioniero politico e veterano della lotta contro l’apartheid, si è espresso a sostegno dei prigionieri palestinesi e del loro sciopero martedì.

In una lettera, Masemola, a cui in precedenza era stato negato l’ingresso in Palestina dagli occupanti israeliani, ha dichiarato: “riaffermiamo la nostra condanna del trattamento barbaro e disumano e l’uso della violenza contro i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane razziste, dove i prigionieri palestinesi affrontano brutali aggressioni fisiche e tortura psicologica … La nostra esperienza durante la lotta contro l’apartheid nel nostro paese è molto simile alle condizioni di detenzione dei prigionieri palestinesi in Israele, in particolare l’uso di isolamento, alimentazione insufficiente, rifiuto di cure mediche e il divieto di libri”.

Masemola ha proseguito: “Chiediamo al Primo Ministro razzista di Israele di liberare incondizionatamente tutti i prigionieri, in particolare donne e bambini, e di porre fine alla politica di demolizione delle loro case … Sosteniamo la richiesta fatta dal Dipartimento per le relazioni internazionali in Sud Africa sul ritiro dell’ambasciatore sudafricano da Israele, e chiediamo al governo sudafricano di chiudere l’ambasciata israeliana a Pretoria. Salutiamo la lotta del popolo palestinese contro le peggiori forme di fascismo e esprimiamo il nostro sostegno alla lotta palestinese e salutiamo lo spirito rivoluzionario di tutti i detenuti palestinesi che hanno trascorso lunghi periodi nelle carceri israeliane”.

In una dichiarazione, il dott. Fawzi Ismail, presidente del Segretariato generale dell’Unione delle comunità e associazioni palestinesi in Europa, ha osservato che “la battaglia dei prigionieri nelle carceri israeliane deve essere discussa in forum regionali e internazionali e essere all’ordine del giorno, prima di arrivare allo sciopero della fame ad oltranza. Per i prigionieri, uno sciopero della fame è l’ultima opzione. Mentre affrontano l’arroganza delle forze sioniste da una parte e l’inefficacia dell’OLP e dell’Autorità dall’altra parte, i prigionieri ed i nostri leader nazionali palestinesi all’interno delle carceri non hanno altra scelta che impegnarsi in questa battaglia per ripristinare i loro diritti, che l’occupazione tenta di negare e ridurre in ogni occasione possibile”.

Ismail ha invitato tutte le istituzioni, organizzazioni e associazioni palestinesi in Europa e ovunque in esilio e diaspora a partecipare a questa battaglia di dignità. Ha elogiato la posizione delle forze di resistenza palestinesi nella Striscia di Gaza, che sono state ferme nel collegare tutte queste lotte nazionali come una battaglia collettiva per la giustizia.

“È urgente costruire consultazioni e cooperazione tra le diverse correnti e  forze del popolo palestinese, della nazione araba e dei movimenti di solidarietà in tutto il mondo per sostenere Battaglia per la Dignità. La causa dei prigionieri è la causa dell’intero popolo palestinese; i prigionieri rappresentano il solido nucleo rivoluzionario che sta combattendo l’occupazione in prima linea, difendendo i diritti e le aspirazioni del popolo palestinese e la nostra lotta per il ritorno e la liberazione”, ha detto Ismail.

Le forze nazionali e islamiche nella Striscia di Gaza hanno tenuto una conferenza stampa martedì mattina, durante la quale hanno annunciato una serie di azioni ed eventi per sostenere i prigionieri palestinesi. Hanno rilasciato la seguente dichiarazione: “La Battaglia per la Dignità è la battaglia del movimento dei prigionieri e dell’intero popolo palestinese nella patria e nella diaspora e la sua coraggiosa resistenza. Nel giorno che segna l’anniversario del massacro di Deir Yassin, il movimento di liberazione nazionale palestinese all’interno delle carceri sta entrando, con vigore, volontà, determinazione ed escalation rivoluzionaria, all’apice della seconda Battaglia per la Dignità, dopo una lunga preparazione di molti mesi. È il risultato della pressione accumulata causata dall’escalation dell’attacco sionista ai prigionieri e dalla negazione dei loro diritti fondamentali all’interno delle prigioni.

Lunedì, la decisione di entrare in sciopero è stata raggiunta dopo che i negoziati con l’amministrazione penitenziaria hanno raggiunto un punto morto dopo il disconoscimento degli accordi precedentemente raggiunti.

L’occupante ha fatto ricorso a tattiche consuete dopo essere stato messo di fronte al fallimento delle sue azioni repressive nei giorni scorsi contro i prigionieri, attraverso l’uso di negoziazioni estenuanti e tentativi di affogarli nei dettagli. Il fattore tempo, la mescolanza di documenti e il linguaggio del ritardo e della procrastinazione erano un tentativo di spostare le circostanze a loro favore. Riconoscendo questa realtà, i prigionieri sono pronti a combattere questa battaglia finché non si realizzeranno le loro giuste richieste.

Noi del Comitato dei Prigionieri delle Forze Nazionali e Islamiche nella Striscia di Gaza enfatizziamo i seguenti punti alla luce di questo importante sviluppo all’interno dei centri di detenzione sionisti:

  1. Dichiariamo la nostra ferma posizione a sostegno dei prigionieri in questa Battaglia per la Dignità e affermiamo che non li lasceremo soli in questa lotta. Questa battaglia, condotta da un movimento di prigionieri uniti, deve essere la battaglia di tutto il popolo palestinese all’interno della Palestina e nella diaspora.
  • Siamo fiduciosi che il movimento dei prigionieri condurrà questa lotta in modo intelligente e saggio. Ha la determinazione e la volontà di continuare la battaglia e di occuparsi dell’organizzazione e dei metodi dell’amministrazione della prigione e trionferà su di loro come ha fatto nelle battaglie passate.
  • Annunciamo una serie di attività in tutta la Striscia di Gaza per sostenere il movimento dei prigionieri in questa lotta, e invitiamo le masse del popolo palestinese ovunque a unire le forze con il movimento dei prigionieri mentre conducono questa battaglia. Siamo fiduciosi della vittoria, non importa quanto sia difficile e difficile la situazione.
  • L’occupazione sionista sta intensificando le sue quotidiane violazioni del diritto internazionale contro i prigionieri palestinesi, tra cui torture sistematiche, trattamenti crudeli, disumani e degradanti, deliberata violazione dei diritti dei detenuti di ricevere cure mediche, ripetuti dinieghi di visite familiari e contatti con i membri della famiglia (specialmente per i prigionieri di Gaza) e altre pratiche quotidiane. Rinnoviamo la nostra richiesta ancora una volta per un’indagine internazionale approfondita e alla Corte Penale Internazionale chiediamo di mettere sotto processo i capi e i funzionari dell’entità sionista e dell’amministrazione carceraria per i loro crimini contro i nostri coraggiosi prigionieri.
  • Invitiamo tutti gli amici della Palestina, i movimenti internazionali di solidarietà e le forze democratiche nel mondo a stare con i nostri prigionieri in difficoltà. Invitiamo inoltre tutti i sostenitori della campagna BDS a considerare la Battaglia per la Dignità come una priorità palestinese, araba ed internazionale per mostrare le politiche razziste e criminali sioniste del ministro Gilad Erdan, che continuamente cerca di distorcere l’immagine della nostra lotta e prende di mira i nostri prigionieri. Consideriamo quello che sta accadendo nelle prigioni degli occupanti una battaglia  palestinese ed internazionale.

In conclusione, affermiamo il nostro pieno e totale sostegno al movimento dei prigionieri in questa eroica battaglia. Affermiamo che l’entità sionista, che è stata costruita sui massacri, il terrore e lo sradicamento del nostro popolo dalla propria terra, oggi sta affrontando i discendenti dei martiri e dei caduti, all’interno di una continua battaglia storica. La resistenza palestinese è determinata a vincere … i nostri prigionieri trionferanno e conquisteranno i propri diritti come un passo sulla strada per la libertà”.

Tradotto e riadattato dal comunicato dell’organizzazione Samidoun  -Rete di Solidarietà con i Prigionieri Palestinesi.

https://samidoun.net/2019/04/400-palestinian-prisoners-join-hunger-strike-as-battle-of-dignity-2-continues-in-israeli-prisons/?fbclid=IwAR3kaWMWq1htO-2CeR4i2ruc3A-3Q5_wHu3QE2mAyXCbztLwq3uMax1sdNo