FREEDOM FLOTILLA: ANCORA SABOTAGGI E OSTACOLI

Data della partenza ancora incerta per il convoglio umanitario diretto a Gaza. Ostacoli burocratici delle autorità portuali greche anche per la nave canadese. Gli organizzatori chiedono di far luce sui sabotaggi, mentre Israele prosegue la sua offensiva mediatica contro la Flotilla.

Sono già in viaggio la nave francese “Digniy” partita dal porto della Corsica Ile de Rousse e quela irlandese “Freedom” ma non è ancora chiaro quando potranno essere raggiunte per l’appuntamento convenuto in acque internazionali, dalle altre navi del convoglio umanitario diretto a Gaza, la Freedom Flotilla 2- “Stay Human”. Che rimangono infatti ancorate in Grecia, ad affrontare sabotaggi e impedimenti burocratici da parte delle autorità greche. E’ stato diffuso ieri sul sito di “Ship to Gaza-Sweden”, il video (vedi sotto) che mostra il danno subito dalla nave greco-svedese, la “Juliano” in onore dell’attore Juliano Mer-Khamis fondatore e direttore del Freedom Theatre di Jenin, assassinato il 4 aprile di quest’anno nella città cisgiordana . L’elica dell’imbarcazione sarebbe stata manomessa e dato lo sciopero generale indetto in Grecia per ieri e oggi (mercoledì) non è ancora chiaro quando la nave potrà essere riparata. Nuovi impedimenti burocratici anche per la nave canadese, “Tahrir”, ancorata al Pireo, il porto di Atene. Come già avvenuto per la nave americana nei giorni passati, anche per la “Tahrir” le autorità portuali greche hanno richiesto una ulteriore ispezione a bordo, dopo che era stato presentato un esposto in forma anonima che dichiarava la nave “non atta a navigare”, nonostante fosse stata già sottoposta a ispezione dell’Ufficio Navale Internazionale. Contro gli impedimenti che stanno ritardando la partenza del convoglio, gli organizzatori hanno chiesto ieri alle autorità e alla polizia greche di avviare delle indagini in merito al sabotaggio della nave svedese e di procedere a garantire la sicurezza delle navi, dichiarandosi pronti a turni di vigilanza, per scongiurare ulteriori sabotaggi. Ha chiesto di aprire indagini anche Arafat Madi, a capo della Campagna Europea per la Fine dell’assedio di Gaza, tra gli organizzatori della Freedom Flotilla 2. Nessun commento da parte dei vertici militari israeliani sulle accuse secondo cui, dietro ai sabotaggi e agli impedimenti burocratici, ci sarebbe la mano di Israele. Continua invece a vele spiegate la campagna mediatica di Israele per screditare la Freedom Flotilla 2. Dopo la richiesta di bloccare le navi dai porti di partenza, i tentativi di criminalizzare i giornalisti internazionali a bordo e l’ultima invenzione secondo cui sulle navi del convoglio sarebbero presenti “agenti chimici incendiari” tra cui lo zolfo, pronti ad essere utilizzati contro i soldati della Marina israeliana, ieri le ultime dichiarazioni in una cerimonia ufficiale dell’IDF (esercito israeliano, ndR) del capo dello staff che ha definito la flotilla “una provocazione” e un “tentativo di de-legittimare Israele”. Benny Gantz ha proseguito affermando che la flotilla “rafforza la bugia secondo cui la popolazione di Gaza sarebbe affamata, mentre ciò non corrisponde a verità”, e secondo quanto riportato da Ha’aretz, avrebbe nominato “parchi acquatici e spiagge” riferendosi alla Striscia che Israele tiene sotto assedio da anni. Secondo fonti diplomatiche citate oggi dal quotidiano Jerusalmen Post, Israele avrebbe speso ingenti “risorse di intelligence” per sapere chi parteciperà e che cosa ci sarà a bordo della Freedom Flotilla 2 diretta a Gaza, per “non essere presi alla sprovvista”. Lo stesso Ministro degli Affari Esteri, Avigdor Lieberman ha definito alla Israel Radio i partecipanti “terroristi in cerca di provocazioni e di sangue”. Infine da fonti del Ministero degli affari esteri sarebbe stata espressa “estrema soddisfazione” per i ritardi. Sempre il Jpost cita un nuovo sito per screditare la Freedom Flotilla e far apparire i suoi partecipanti come “terroristi”: si tratta di flotillafacts.com, un contenitore di video, immagini e notizie per screditare le organizzazioni del convoglio, creato ad hoc dal gruppo internazionale e israeliano “StandwithUs”, un’organizzazione finanziata dalla lobby ebraica americana, con un budget da 4 milioni di dollari, con base a Los Angeles e sedi in molte città degli USA, oltre che in UK, Australia e ovviamente Israele. Le accuse di possedere armi, rivolte agli organizzatori, oltre a quelle secondo cui due degli attivisti della flotilla avrebbero “noti legami con Hamas”, sono state smentite ieri: tutte le organizzazioni coinvolte hanno ribadito che si tratta di “una flottiglia pacifica, diretta a rompere l’assedio illegale su Gaza, non ad attaccare o aggredire alcuno”. Per questo gli organizzatori hanno sempre acconsentito alla possibilità di far ispezionare le imbarcazioni cosa che a Israele non ha mai interessato, continuando invece con diversi mezzi a “tentare di fermare la partenza delle navi”. “Ogni passeggero del convoglio ha firmato una dichiarazione di adesione ai principi della nonviolenza” ha ricordato ieri Melissa Lane, che si imbarcherà sulla barca USA, la “Hope of Audacity”. “Non cerchiamo alcun tipo di confronto fisico con l’esercito israeliano. Vogliamo solo arrivare a Gaza.”

Nena News

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DI BARBARA ANTONELLI Roma, 29 Giugno 2011