razzismo?

Il diritto d’asilo e l’Europa ifiuminista il diritto d’asilo e il realismo dileggi per nulla razziste Di BIAGIo Glovt1Nl J1 diritto d’asilo, o diritto di visita, fu una conquista dell’Europa illuminista. Fu sancito nelle pagine della Pace perpetua di Immanuel Kant, legato all’idea «di una universale ospitalità», che seguiva curiosamente alla rappresentazione della sfericità della terra, per cui «gli uomini non possono disperdersi isolandosi all’infinito, ma devono da ultimo rassegnarsi a incontrarsi e a coesistere».

Lo spazio si andava aprendo davanti alla geniale idealità dei grandi filosofi. Proprio la visione illuministico-europea dello spazio aveva contribuito a rompere, almeno nei confini della repubblica delle lettere, la chiusura di frontiere che sia prima sia dopo erano state e sarebbero state frontiere di guerra e di divisione, di scontro e di disconoscimento fra le stesse genti europee.

Una cattiva e inutile utopia rispetto alle dure repliche della realtà? Di fronte a un male che appariva irriducibilmente legato a quel legno storto (ancora Kant) che è l’uomo?

La cosa non è così semplice. Lo sguardo di Kant voleva porsi oltre la terribile determinatezza di quegli eventi di morte, leggere e rappresentare il mondo non secondo una vaea chiacchie ra umanitaria, ma secondo le linee di una ragione pacifica, in grado di pensare la possibilità della riduzione dello spazio del male nella storia: il male e la violenza che si fanno sentire in un punto del nostro globo, si fanno sentire anche in tutti gli altri, è ancora Kant a parlare così. Già allora il mondo veniva considerato in qualche modo globale , la storia, mondiale, e in questo quadro il tema del riconoscimento reciproco diventava decisivo. Nell’uomo, scriveva Kant con una fiducia di cui cercava di trasmettere il sentimento, «si riscontra una disposizione morale pi forte, destinata a prendere il sopravvento sul principio del male».continua…