LA FREEDOM FLOTILLA 2 SCALDA I MOTORI

Una ventina di navi partirà in primavera per portare a Gaza gli aiuti umanitari che Israele ha bloccato nel sangue lo scorso 31 maggio. Tra di esse l’italiana “Stefano Chiarini”. Ieri la presentazione a Roma della nuova missione pacifista

Questo articolo e’ apparso il 14 dicembre 2010 sul quotidiano Il Manifesto

di M.M.

Roma – Prima o poi Stefano Chiarini tornerà a Gaza, fra quei palestinesi, ultimi fra gli ultimi, a cui aveva dedicato tanta passione e tanto del suo lavoro al manifesto, prima di morire improvvisamente il 3 febbraio 2007.

Ieri a Roma, nella sede dell’Ordine nazionale dei giornalisti, è stata presentata la nuova iniziativa che, forse in marzo o un po’ più in là, vedrà partire da qualche porto del sud-Mediterraneo una ventina di imbarcazioni con a bordo qualche centinaio di «militanti umanitari», chiamiamoli così, e cariche di centinaia di tonnellate di aiuti di prima necessità per il milione e mezzo di civili palestinesi che Israele da anni sottopone a una barbara punizione collettiva. Sarà la Freedom Flottilla 2. Due dopo la prima, quella stroncata nel sangue all’alba del 31 maggio scorso dai commandos israeliani che attaccarono il convoglio umanitario diretto a Gaza e la sua «ammiraglia», la motonave turca Mavi Marmara, in acque incontestabilmente internazionali. Nove cittadini turchi uccisi, tutti gli altri componenti del convoglio sequestrati e maltrattati come fossero terroristi (lo ha raccontato ieri Angela Lano, giornalista italiana che era a bordo di una delle navi della Flottilla 1 e sulla sua esperienza ha scritto un libro,«Verso Gaza, in diretta dalla Freedom Flottilla».

Di quella ventina di navi, una sarà italiana, partirà da un porto italiano e porterà il nome di Stefano Chiarini. Una buona scelta da parte del coordinamento italiano della Freedom Flotilla. Ieri il suo rappresentante Germano Monti ha ricordato che a bordo saranno una quarantina fra giornalisti, politici, medici, intellettuali, ingegneri, architetti e attivisti di varia ma ben precisa umanità.

La «Stefano Chiarini», come del resto le altre navi della flottiglia della libertà, è «completamente autofinanziata» (140 mila euro), come ha ribadito ieri Mohammad Hannoun, presidente dell’Api, l’Associazione dei palestinesi in Italia. Se non altro perché «nessun governo vuole crearsi guai o problemi con quello israeliano» anche se quella missione, del tutto pacifica, in realtà surroga in qualche modo agli inadempimenti più elementari, come è stato ben detto ieri, del governo italiano e dei governi delle altre navi: quelli di far applicare il diritto umanitario e le leggi internazionali – violate da Israele come gli organismi internazionali tipo Onu e il senso comune non si stancano di inutilmente ripetere -, di proteggere la vita della popolazione civile.

Della coalizione italiana impegnata nella organizzazione della Freedom Flotilla 2, fanno parte 56 associazioni e centinaia di individui (Forum Palestina e Api, il manifesto e il Comitato «Per non dimenticare Sabra e Chatila», un’altra delle «creature» di Stefano; poi Tano D’Amico e Vauro, Vittorio Arrigoni e Lucio Manisco, Luisa Morganitni e Gianni Vattimo, Danilo Zolo e Domenico Losurdo…). Poi ci sono i componenti della coalizione internazioale, arrivati ieri a Roma per presentare l’iniziativa: greci, svedesi, francesi, spagnoli, turchi…

Nonostante qualche tentativo degli ultrà filo-Israele – tipo la patetica Fiamma Nierenstein che ha definito «scandalosa» l’ospitalità offerta all’iniziativa dall’Ordine nazionale dei giornalisti e dal suo presidente Enzo Jacopino, la Freedom Flottilla 2 e la «Stefano Chiarini» partiranno e se gli israeliani le fermeranno «riproveremo ancora e andremo di nuovo di nuovo e di nuovo, e saremo sempre di più, fino a quando riusciremo a rompere l’assedio» di Gaza.

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