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Testo di un volantino distribuito durante i presidi contro i bombardamenti del Libano dell’estate del 2006.

Le cifre del terrorismo

Tra il 1° maggio e il 14 giugno 2006, gli Israeliani hanno ucciso 78 Palestinesi. Nello stesso periodo nessun Israeliano è stato ucciso per mano palestinese.

Nella sola settimana compresa tra l’8 ed il 14 giugno, l’esercito israeliano ha condotto 7 “esecuzioni mirate” ed ha ucciso ben 28 Palestinesi, tra cui 21 civili disarmati ed estranei a qualsiasi organizzazione di resistenza: sette erano bambini piccoli; in aggiunta, nello stesso periodo, 76 Palestinesi sono rimasti feriti e, tra essi, venti bambini.

A partire dalla seconda metà di Giugno tornano i tank Israeliani a Gaza, e uccidono circa 70 civili palestinesi. In un Raid Israeliano a Gaza City muoiono 9 palestinesi tra cui 7 bambini.

Israele rapisce 8 ministri e 24 deputati palestinesi.

La “comunità internazionale” non interviene come se niente fosse successo. L’america appoggia Israele e il consiglio di sicurezza dell’ONU non condanna l’attacco israeliano.

Il 12 Luglio Israele inizia a bombardare il Libano distruggendo l’aeroporto di Beirut e i porti di Sidone, Tiro, Beirut e Tripoli. Israele distrugge quasi tutte le strade e i ponti. Tutti i villaggi e le città nel Libano sono isolati.

Israele bombarda fabbriche di medicinali e scuole dovo si nascondono i civili. Sono morti più di 200 civili tra loro 60 bambini e 850 feriti. Quattro famiglie intere sono state sterminate.

Il presidente Bush dichiara che lo stato israeliano ha il diritto di difendersi. Le Nazioni Unite e il Consiglio di sicurezza non condannano Israele. Il G8 si riunisce e non condanna.
I Caschi blu si sono rifiutati di aiutare i cittadini del villaggio di Marwahin nel sud del Libano e che scappavano e cercavano rifugio nella sede dell’ONU e 21 civili vengono uccisi dagli israeliani. La motivazione della mancata accoglienza: l’ultima volta che l’ONU aveva ospitato profughi libanesi Israele aveva bombardato il centro in cui erano ospiti.

Non possiamo restare indifferenti.
Mobilitiamoci per fermare il massacro.

Associazione Amicizia Sardegna Palestina