NEW

C’erano alcuni brani indimenticabili in «Catholic Boy», il disco d’esordio della Jim Carroll Band, datato 1980, gran successo negli Usa, influenzato dall’atmosfera punk maledetta di quegli anni. Ad esempio «People who died», il ricordo dei tanti amici morti giovanissimi di droga, un destino al quale Jim Carroll, morto d’infarto venerdì scorso a New York, era sfuggito grazie all’amore per la pallacanestro e alla buona sorte. Alto e magro, promettente giocatore di basket, scrisse la sua autobiografia giovanissimo (pubblicata poi nel 1978), raccontando come fosse caduto nelle spire della droga, della prostituzione all’interno della comunità gay, e del carcere. Qualche anno più tardi «The Basketball Diaries», venne pubblicato in Italia da Frassinelli e dal libro tradotto col titolo «Jim entra nel campo di basket» venne tratto un film omonimo nel 1995 diretto da Scott Kalvert e interpretato da Leonardo Di Caprio. Carroll, nato nel 1950, riprese poi a fare dischi e a scrivere romanzi, compresa la confessione della sua uscita dal tunnel dell’eroina con «Jim ha cambiato strada» (1988).