RAFFORZATO

Un governo di «transizione» che rafforza il controllo di Fatah sull’esecutivo alla vigilia del viaggio a Washington del presidente dell’Autorità palestinese (Anp) Abu Mazen. È questo il senso del nuovo governo messo in piedi ieri a Ramallah dall’Anp. La nuova compagine – che può contare su un budget di circa 3miliardi di dollari annui frutto degli aiuti internazionali – sarà guidata, come la precedente, da Salam Fayyad. L’economista palestinese formatosi alla Banca Mondiale e in ottimi rapporti con Washington manterrà il controllo sulle finanze e gli apparati di sicurezza. I ministri saranno una ventina. Una parte degli «indipendenti» presenti nel precedente gabinetto sarà rimpiazzata da uomini di Fatah. Una mossa che mira a placare lo scontento e le divisioni interne al partito fondato da Yasser Arafat. Ma ieri i parlamentari Issa Qaraqe e Rabiha Thiab hanno rifiutato all’ultimo momento un poltrona ministeriale, perché – si sono lamentati con Abu Mazen – Fayyad non li avrebbe nemmeno consultati sulla formazione dell’esecutivo. La reazione del nuovo governo in Cisgiordania è «illegittima, dal momento che sono in corso le sedute per il dialogo nazionale al Cairo», ha risposto Hamas, vincitrice delle elezioni del 2006 ma cacciata dal governo da Abu Mazen, dopo che gli islamisti avevano assunto il potere nella Striscia di Gaza. Hams «non riconoscerà e non tratterà» con il nuovo governo, definito come «un sabotaggio premeditato del dialogo interpalestinese». Il portavoce del movimento, Fawzi Barhoum, ieri ha anche criticato la posizione espressa dal presidente Usa Obama nel suo incontro l’altro ieri col premier Netanyahu: Hamas non vi riscontra alcun cambiamento di linea da parte degli Usa.