“Severgnini, il terzismo non esiste.” di Gianni Lixi

Fonte: LaZuccaBlog

Caro Beppe Severgnini, ricordo più di 10 anni fa il tema del terzismo nella professione giornalistica. Era una bufala allora e lo è ancor di più oggi. Nessun giornalista può essere super partes. Ma quello che è emerso con chiarezza da quel periodo è che i giornalisti che si volevano far passare per terzisti erano proprio quelli che più proficuamente portavano acqua al sistema dominante (un esempio didascalico tra i tanti è stato il suo collega GB Battista). In altre parole i terzisti sono l’ipocrita faccia di cui si serve il potere politico dominante  per somministrarci un’informazione addomesticata. Non è quindi possibile non prendere posizione. Quando si dice che lo si fa si sta sempre sposando la posizione del più forte, ed in questo caso la posizione più forte, anche militarmente, è quella di Israele.

Lei dice : “ impossibile parlarne (di Israele ndr) senza scontentare qualcuno”. In più di una occasione ha detto che prima dell’inizio della trasmissione ha avuto pressioni da parte dei filo israeliani perché  non andasse in onda , ma ha ricevuto pressioni anche da organizzazioni filo palestinesi (anche dall’Associazione Amicizia Sardegna Palestina tramite il sottoscritto QUI). Stia tranquillo Severgnini, nonostante la bella intervista a Moni Ovadia, ha sicuramente accontentato gli strateghi della propaganda Israeliana (Hasbara – vedi VIDEO). E’ riuscito infatti a far passare senza alcun contraddittorio alcuni dei falsi miti a cui la propaganda israeliana è più legata. Proverò a spiegare la falsità di questi miti con documenti e testimonianze israeliane e non palestinesi. Naturalmente i Palestinesi, seppure inascoltati, hanno già da molto tempo documentato la falsità di queste narrazioni fantastiche.

Nella trasmissione, il cartoon di animazione della ricostruzione dei fatti storici dice ad un certo punto “….guerra persa dagli arabi e profughi ovunque”. Gli storici Isreliani Ilan Pappé e Benny Morris ci hanno da qualche anno aiutato a trovare le prove di quello che i Palestinesi ci dicono già da tempo. Dallo studio di documenti desecretati infatti risulta evidente che non si è trattato di una guerra ma di una aggressione premeditata. Per la verità il lavoro di Ilan Pappé è stato anche più oneroso perché ha smascherato il collega Benny Morris. Morris infatti, storico sionista, ha sì utilizzato i documenti desecretati, ma attraverso l’uso selettivo di alcuni documenti e l’omissione di altri, ha cercato di modificare la verità storica. Pappé usando gli stessi documenti in maniera completa ha riportato gli avvenimenti storici di quegli anni alla loro giusta interpretazione. Queste fonti ormai non lasciano più dubbi sul fatto che la decisione di deportare i palestinesi per liberare quanta più terra possibile agli ebrei risale a ben prima della dichiarazione del 14/05/48. Anno della dichiarazione di Ben Gurion che istituiva lo stato Israeliano. Pappé infatti nel suo libro “La pulizia etnica della Palestina” ci racconta che i padri fondatori del sionismo, da Theodor Herzl a Ben Gurion, hanno da sempre pianificato la deportazione dei nativi palestinesi come prerequisito per la creazione in Palestina di uno stato esclusivamente ebraico attraverso il cosiddetto “Master Plan”. In questi documenti desecretati si evince che Ben Gurion alla Jews Agency Executive, l’organizzazione che aveva il compito di procurare terra per gli ebrei in territorio palestinese, scrive: “Io sono per la deportazione dei palestinesi e non ci trovo nulla di immorale in questo”. Riporto dalla sua trasmissione “…nel ’47 l’ONU decide nuovi confini e 2 nuovi stati, ad Israele va bene e si dichiara indipendente, agli arabi no….”  Per quanto riguarda il piano di partizione Pappé ci ricorda che non è corretto riferirsi alle Nazioni Unite come se si trattasse dell’Onu di questi anni. L’organizzazione non era un organismo con le garanzie che oggi conosciamo. Il rappresentante delle Nazioni Unite incaricato delle trattative era una persona che non conosceva affatto il problema ed era stato sul posto pochissime volte. I Palestinesi non erano rappresentati, i paesi arabi votarono contro, e tra i paesi che più si diedero da fare per il piano di partizione c’erano la Russia e gli Stati Uniti. Gli uni volevano risolvere i problemi dei pogrom sovietici, gli altri allontanare lo spettro dell’invasione ebraica. E naturalmente gli Europei volevano lavarsi la coscienza dall’olocausto. Sempre Pappé ci ricorda che quel piano prevedeva che i 2/3 della popolazione (i palestinesi) disponessero del 42% della terra, mentre dava agli israeliani, 1/3 della popolazione, il 56% della terra. Il restante(Gerusalemme e Betlemme) era zona internazionale. Ora mi chiedo e le chiedo , quale popolo può accettare un accordo di questo tipo?

Non è certo la sede per affrontare tutti i problemi storici che Ilan Pappé ci ha aiutato a chiarire nei suoi libri di cui consiglio vivamente la lettura, mi lasci però concludere con due altre considerazioni. Una riguarda una sua improvvida affermazione “….perché è così in Israele si può e si deve parlare di tutto e gli israeliani sono molto contenti di farlo…”. Come può essere vera questa affermazione se proprio Pappé trova difficoltà estrema a parlare nel suo paese? Nato e cresciuto in Israele ad Haifa, dove insegnava all’università, ora insegna all’università di Exeter in UK. Non parliamo poi della difficoltà che hanno tutti i militanti israeliani che si occupano di diritti umani in genere e dei diritti dei palestinesi in particolare.

L’altra considerazione riguarda la presentazione di Tzipi Livni. Ha parlato dei suoi precedenti incarichi ministeriali, della rivista Forbes che l’ha indicata come una delle donne più influenti della terra ma ha omesso una cosa molto grave: la signora Livni è la ministra che è riuscita ad entrare in UK nel 2011 solo con uno stratagemma. Era infatti persona non gradita perché accusata di crimini contro l’umanità a causa della guerra “Piombo Fuso”. Guerra di cui è stata una delle principali artefici e che ha spianato la strada agli altri attacchi su Gaza. Un’altra cosa che ha omesso è che ora, la signora Livni, fa praticamente il consulente legale di tutti i primi ministri Europei che scrivono sotto sua dettatura la legge anti BDS che alcuni governi hanno già varato. La stessa Livni ha fatto qualche ammissione in questo senso. In buona sostanza si cerca di rendere impraticabile quello che quasi tutti i paesi del pianeta hanno utilizzato per sconfiggere l’Apartheid sudafricana.

No, Signor Severgnini, i giornalisti terzisti non esistono; lei è schierato, forse a sua insaputa.

Gianni Lixi (Associazione Amicizia Sardegna Palestina).

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