SRI

Erano sopravvissuti agli attacchi dell’esercito dei giorni scorsi, ma il bombardamento di ieri sull’ospedale di Mullivaikal, dove erano ricoverati, non li ha risparmiati. Sono una cinquantina le vittime civili del nuovo sciagurato raid dell’esercito srilankese sulla «no fire zone», denominazione ormai grottesca ma che continua ad essere usata per indicare la zona dei combattimenti tra esercito e ribelli dell’Ltte (Esercito di liberazione del Tamil Eelam), nell’estremo nord dell’isola. Perché il governo di Colombo, che nega ogni responsabilità nelle morti civili, continua ad assicurare che «i militari hanno smesso di usare le bombe e l’artiglieria pesante» e che l’esercito si sta limitando ad avanzare nel fazzoletto di giungla dove, dicono, sono asserragliate le teste dell’Ltte, incluso Vilupillai Prabhakaran, il leader fondatore delle Tigri tamil, latitante da oltre 18 mesi.

continua…