Comunicato

Mentire sistematicamente fa molto male ad ogni persona democratica e di libera coscienza.

In Medio Oriente si continua sistematicamente a mentire; già nel lontano 1897 a Basilea in Svizzera il Movimento Sionista mentì nell’indicare la Palestina come Patria senza popolo ad un popolo senza terra. Pochi anni dopo, la Corona britannica mentì, non avendo alcun diritto, nel promettere ai padri fondatori del movimento sionista di aiutare e sostenere la fondazione dello Stato Ebraico in Palestina (Dichiarazione di Balfor 2 novembre 1917); attenzione, tutto ciò fu ancora molto prima dell’odiosa ascesa del Movimento nazionalsocialista di Hitler al potere in Germania nel 1932 e l’inizio della persecuzione razziale nazifascista contro ebrei e non solo durante la seconda guerra mondiale (1939-1945), questa tappa storica conferma che il vero obiettivo del progetto ambizioso del movimento sionista di allora era di natura economica coloniale e non umanitaria come demagogicamente hanno sempre affermato i padri fondatori dello Stato ebraico, tanto è vero che il loro progetto economico, dal 1897 al 1930-40, non decollò bene; Theodor Hertzl ed i suoi compari ebbero serie difficoltà nel propagandare e convincere le potenze mondiali di allora, ma le difficoltà maggiori furono all’interno delle comunità ebraiche stesse europee e non solo, lo scetticismo sull’opportunità e fattibilità del progetto era molto forte, solo con la feroce persecuzione nazifascista degli ebrei il progetto decollò di nuovo.

Si dice, ciò che si fonda con violenza e menzogna è inevitabilmente destinato a perseguire la strada delle bugie per lungo tempo. Esattamente, così sono andate le cose in Palestina dal 1948 fino ad oggi, una catena di menzogne e mistificazioni dei fatti e passaggi storici reali.

La fondazione di Israele, proclamata il 15 Maggio 1948, è avvenuta in seguito alla cacciata degli abitanti Palestinesi dalla terra su cui il nuovo Stato è sorto. Tale drammatico evento, il “Nakba”, è iniziato nel dicembre 1947, ed alla proclamazione dello Stato Ebraico erano già stati espulsi dalle loro case centinaia di migliaia di palestinesi (i loro discendenti oggi sono più di 4 milioni sparpagliati in tutto il mondo); creato lo stato, una delle prime preoccupazioni fu di rendere loro impossibile il ritorno alle proprie case e ai propri campi, ed altre centinaia di migliaia di persone furono cacciate in seguito.

Questa azione di “pulizia etnica” continua tuttora, dopo 60 anni.

Prosegue in Cisgiordania; le città di Hebron e Gerusalemme sono solo un esempio. Muro e blocchi stradali impediscono la normale vita quotidiana ed ostacolano lo sviluppo economico, causando un’emigrazione forzata. Il Muro, oltre a confiscare e devastare nuovi territori palestinesi, esclude dai confini di Gerusalemme almeno 50.000 palestinesi ai quali finora Israele aveva concesso la carta di identità dei residenti.

Le politiche di aggressione d’Israele e l’occupazione militare illegale di territori dei paesi arabi confinanti (Egitto e Giordania costretti ad accordi umilianti imposti da Israele e USA, Siria e Libano) che meritano un capitolo a parte, dal 23 febbraio al 3 marzo, il feroce attacco israeliano a Gaza ha provocato 130 morti. Un ministro israeliano ha minacciato, per la Striscia di Gaza, uno sterminio.
Jan McGirk sul periodico medico The Lancet del 2-8 febbraio 2008, Margaret Chan, direttrice generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e Duncan Mclean, capo missione di Medici Senza Frontiere (Gaza/Roma, 3 Marzo 2008) descrivono così la situazione:
Gaza, oggi, continua ad essere sotto assedio; nemmeno ai malati è concesso di uscire, per essere curati, la morte di un ventunenne affetto da seminoma senza poter fare niente, negli ultimi sei mesi sono deceduti almeno altri 20 pazienti in condizioni critiche; ai posti di blocco, nei letti degli ospedali di Gaza, o a casa, in attesa del permesso di uscire, “preoccupano particolarmente i frequenti tagli all’elettricità e la limitazione del carburante per far funzionare i generatori degli ospedali: ciò arresta il funzionamento delle unità di terapia intensiva, delle sale operatorie, dei reparti di pronto soccorso, ai pazienti della Striscia è stata anche ridotta la dialisi, indispensabile alla vita dei malati con insufficienza renale: Israele vieta l’ingresso dei pezzi di ricambio per le apparecchiature sanitarie, i bambini sottopeso fra i 9 e i 12 mesi di età sono aumentati del 60%; questo dal giugno del 2007, quando si è stretto ancora di più l’assedio. Il World Food Programme riferisce che, a Gaza, il 77,5% dei bambini fra i 9 e i 12 mesi sono anemici, a Gaza, a settembre, i bambini sono andati a scuola senza libri: Israele non permetteva che nella Striscia entrasse la carta. Tuttora, nelle scuole di Gaza mancano l’elettricità, il riscaldamento, i materiali didattici indispensabili. La situazione è critica, oltre 200 persone sono rimaste ferite nei combattimenti, la maggior parte sono state curate negli ospedali di Beit Hanoun e di Kamal Edwan a nord della striscia di Gaza, dove si sono concentrati gli attacchi, e nell’ospedale di Shifa a Gaza City, inoltre manca la benzina e sabato le ambulanze non potevano circolare e raggiungere i pazienti, ieri c’era abbastanza benzina perché le ambulanze potessero essere operative per un altro giorno, negli ospedali mancano sia medicine e materiale medico. Da venerdì, MSF ha donato medicinali e materiale sanitario agli ospedali di Beit Hanoun e Kamal Edwan per assicurare un adeguato livello di assistenza ai feriti: medicazioni, trasfusioni endovena, medicine per anestesie, antibiotici e antidolorifici. MSF dispone di uno stock pre emergenze a Gaza City e si sta preparando a effettuare ulteriori donazioni agli ospedali, soprattutto all’ospedale di Shifa secondo i bisogni identificati.

In questo clima, a dir poco drammatico, la Città di Torino, insieme alla Regione Piemonte e alla Provincia di Torino, ha deciso di invitare Israele come ospite d’onore alla Fiera del Libro per celebrare i 60 anni dalla sua fondazione. Gli organizzatori dichiarano che la Fiera ha carattere “esclusivamente culturale”, ma la cultura non può essere scissa dalla politica.

Anche il governo italiano, insieme all’Unione Europea , non solo tace di fronte alla politica israeliana, ma di fatto la rende possibile con i finanziamenti e gli accordi militari e tecnologici con Israele. Un governo che non ha mai voluto, in questi due anni, dare un segnale di discontinuità con la politica estera del precedente governo, confermando e rifinanziando le missioni militari all’’estero con l’aumento delle spese militari del 20%.

L’ingiustizia in Medio Oriente è lampante, ma la cosa che ci preoccupa, ci indigna e ci inquieta è la complicità de facto della cosiddetta “Comunità Internazionale.
Ciononostante, resisteremo e senz’altro vinceremo.

UDAP
29 marzo ’08