Se

Che Mario Benedetti, uno dei più importanti (se non il più importante) fra gli scrittori uruguayani della seconda metà del Novecento, scomparso domenica a Montevideo per una malattia polmonare che lo affliggeva da tempo, fosse consapevole di essere sul punto di morire, lo si capisce non solo dai bollettini medici (era stato ricoverato quattro volte negli ultimi diciotto mesi), ma ancor di più dalle interviste – rare, essendo Benedetti restio a consegnare le sue riflessioni al di fuori della pagina scritta -nelle quali il tema della fine risultava dominante. «Negli ultimi tempi lavoro meno e contemplo di più… Lo stato del mondo mi deprime, oltretutto presto compirò 88 anni, non si può dire che stia andando a ballare…

continua…