Sfigurazione

Chi parla? Chi scrive? Ci manca ancora, suggeriva Roland Barthes, una vera e propria sociologia della parola. Tutto ciò che sappiamo è che la parola è potere, e come ogni potere agisce, guasta, compromette, si nasconde, seduce. Quantomeno dagli anni Ottanta, però, questa consapevolezza si è irrigidita fino all’inverosimile, incrementando di pochissimo il tasso minimo della nostra conoscenza critica del mondo.
Al contempo, ha abbassato il livello accettabile di decenza etica diventando, nella società ipermediatizzata dal mortificante spettacolo della sua dissoluzione globale, quasi un luogo comune buono per ogni slogan e réclame, trasformandosi così di volta in volta in abuso cinico della parola stessa, in cupa rassegnazione alle sue forme, in indolenza da scaltri piazzisti da salotto che della parola usano e abusano come di una moneta vivente di basso conio.

Scomode assoluzioni

Agli studenti americani che gridavano «Nixon merda», Marcuse consigliava di ridefinire la scala dei propri valori, di rileggersi Rabelais e cominciare a ridere (con Rabelais, certamente, ma soprattutto di Nixon e dei suoi valori).

continua…