TORINO

Donne fatali in grado di attraversare il tempo e lo spazio, pittori che vengono inghiottiti dai propri quadri, giganti albini, pozioni stregate, profumi miracolosi. Forse una sola parola, kitsch, da non intendersi necessariamente in senso negativo, potrebbe definire l’ultimo romanzo del celebre scrittore angloindiano, «L’incantatrice di Firenze», che verrà presentato oggi da Rushdie alla Fiera del Libro di Torino
Di fronte all’ultimo romanzo di Salman Rushdie (appena tradotto in italiano e oggi sul palcoscenico della Fiera del Libro di Torino insieme al suo autore), è forte la tentazione di reagire come lo stesso scrittore indoinglese all’indomani della notte degli Oscar, quando non esitò a etichettare il film vincitore, Slumdog Millionaire di Danny Boyle, come «ridicolo», «improbabile» e «assurdo». Tutti aggettivi che si adatterebbero anche al suo L’incantatrice di Firenze, così come non sarebbe ingiustificata una certa indignazione da parte dei lettori italiani di fronte al modo in cui Rushdie riduce la Firenze rinascimentale a una «cultura notturna ossessionata dal sesso».

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