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Human Rights Watch: “L’accordo permette all’Italia di sottrarsi ai propri obblighi”
Il racconto di un eritreo detenuto in Libia: pestaggi e connivenza con i trafficanti

“Mi picchiarono tre guardie con sbarre di legno e di metallo. Mi picchiarono per più di 10 minuti. Mi chiamavano “negro” mentre mi picchiavano. Quando caddi a terra mi presero a calci. Mi colpirono in testa con una sbarra di metallo. Ho ancora le cicatrici e dolori alla testa”.

Tomas, un ventiquattrenne eritreo intervistato a Roma il 20 maggio, ha riferito a Human Rights Watch di abusi e pestaggi subiti dalle guardie delle prigioni libiche di Jawazat e di Kufra, luoghi di deportazione in cui – secondo l’organizzazione umanitaria – gli agenti sono in combutta con i trafficanti, che chiedono ai migranti centinaia di dollari per farsi portare a Tripoli.

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