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Il Presidente degli Usa, Barack Obama, ha chiesto ai leader palestinese e israeliano di attivarsi urgentemente per sbloccare il processo di pace in medioriente.

 

Il vertice trilaterale, tenutosi martedi a New York a margine della riunione dell’Assemblea Generale dell’Onu, non ha fatto registrare alcun segno di svolta al di là della stretta di mano, prima dell’incontro, tra il Primo Ministro israeliano, Binyamin Netanyahu, e il Presidente palestinese Mahmud Abbas.

 

Obama, in quello che da quando è presidente è il suo più importante intervento nella questione israelo-palestinese, ha detto che i negoziati sui due stati devono riprendere al più presto.

 

“Dobbiamo trovare una via d’uscita… il successo dipende dal fatto che tutte le parti coinvolte agiscano con senso di urgenza… è assolutamente necessario trovare una soluzione a questa situazione”, ha detto.

 

Il vertice di martedi è stato il primo faccia a faccia tra Abbas e Netanyahu da quando, a marzo, quest’ultimo è diventato primo ministro israeliano.

 

Abbas aveva in precedenza rifiutato di incontrare Netanyahu fino a quando questi non avesse accettato di arrestare l’illegale costruzione di colonie israeliane sul territorio palestinese occupato.

 

Ulteriori colloqui

 

Abbas ha dichiarato che Israele deve onorare gli accordi sui confini segnati nel 2008 e porre termine all’attività di costruzione di insediamenti nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est.

 

Così Abbas: “Insistiamo sulla necesità da parte di Israele di rispettare gli impegni presi e, in particolare, di porre fine alla costruzione di insediamenti sotto ogni forma, compresa l’ultimazione di quelli avviati”.

 

“La ripresa dei negoziati dipende anche dalla chiara definizione delle basi sulle quali il processo intende essere avviato”.

 

“Siamo certi che nelle prossime settimane l’amministrazione statunitense riesaminerà le posizioni delle due parti, affinchè sia per noi accettabile riprendere i colloqui di pace”, ha aggiunto.

 

Il leader palestinese ha dichiarato che Israele deve riconoscere i confini stabiliti prima dell’occupazione dei territori palestinesi nella guerra arabo-israeliana del 1967.

 

Al termine dei colloqui, Nethanyahu si è così espresso davanti ai giornalisti: “C’è un accordo di massima con la parte palestinese, sul fatto che il processo di pace debba essere riavviato al più presto possibile, senza precondizioni”.

 

I negoziati tra Israele e palestinesi sono interrotti dall’inizio del 2008.

 

Sin realtà, molti analisti politici, soprattutto nel mondo arabo, descrivono il vertice di martedi come poco più di un’occasione per le foto di rito, che nulla ha dato di concreto alla causa palestinese.

 

E’ previsto che al vertice seguano nelle prossime settimane dei colloqui con George Mitchell, l’inviato speciale statunitense in medioriente, rientrato la settimana scorsa dalla regione senza essere riuscito a strappare l’impegno da parte israeliana di porre termine alla politica degli insediamenti.

 

Obama ha anche aggiunto che Hillary Clinton, Segretario di Stato Usa, riferirà in ottobre sullo stato dei colloqui.

 

“Gli impegni di Israele”

 

Mitchell martedi scorso ha spiegato come israeliani e palestinesi stiano cercando di riprendere il dialogo di pace al più presto possibile, ma di come permangano differenze sul come riavviarli.

 

Ha riferito che i colloqui tra i due leader sono stati “leali, cordiali e… vaghi”.

 

Saeb Erekat, capo della delegazione palestinese, ha detto che l’incontro non doveva decidere sulla “riuscita o il fallimento”, aggiungendo che per ambo le parti Mitchell deve continuare la sua missione.

 

Erekat ha detto che, “come chiarito dal Presidente Obama, il compito di Mitchell è ottenere una qualche forma di impegno e di assunzione di responsabilità”.

 

“Perchè, quando noi chiediamo che Israele fermi l’attività degli insediamenti, inclusa l’ultimazione di quelli avviati, non è né una condizione dettata dai palestinesi né un rifiuto al dialogo dei palestinesi, è semplicemente un obbligo da parte di Israele.

 

Oggi non c’è stato un riavvio dei negoziati, anche se, con la sua dichiarazione, Obama spera che dopo i prossimi incontri di Mitchell, i negoziati possano essere ripresi, posto che Israele accetti di fermare gli insediamenti.

 

Ha detto Sherine Tadros, corrispondente di Al Jazeera dalla Striscia di Gaza: “Ciò che stiamo sentendo è solo un fiume di retorica, da questo inizio di discussioni sembra che non sia uscito nulla di nuovo”.

 

“Obama parla della necessità di compromessi, di discussioni bilaterali… ma non c’è alcun compromesso da raggiungere sul fatto che Israele debba essere costretta al blocco definitivo degli insediamenti nella Cisgiordania occupata e a porre termine all’assedio a Gaza. Queste sono le cose che la gente qui vuole sentire”.

 

“Non vogliono più sentire la retorica di questi incontri, un altro “processo di pace” a parole sarebbe solo un mese in più buttato via per giungere all’ennesimo fallimento”

 

Ayman Mohyeldin corrispondente di Al Jazeera da New York ha osservato come Obama abbia utilizzato un linguaggio piuttosto duro, sottolineando che fosse ormai tempo per entrambe le parti di far prevalere il buon senso e l’arte del compromesso.

 

Secono Obama, “forse il punto più importante è stato il mettere pressione ad ambedue le parti in causa per ricominciare un permanente o definitivo negoziato”.

 

Hamas boccia il vertice

 

Un portavoce palestinese al nostro corrispondente ha espresso “forti riserve” sul fatto che il vertice di martedi e i colloqui previsti per la settimana prossima a Washington possano raggiungere alcunchè di positivo.

 

“Nel suo discorso del Cairo a giugno, Obama disse che gli Usa non riconoscevano la legittimità degli insediamenti israeliani. In quello di apertura di oggi, il Presidente ha semplicemente invitato Israele a limitare la politica degli insediamenti”, ha osservato il nostro corrispondente.

 

Da ogni punto di vista si nota una grossa differenza su ciò che gli Usa si aspettano da Israele. E ciò è causa di grave preoccupazione per i palestinesi”.

 

Hamas, che di fatto governa la Striscia di Gaza, ha reagito duramente al vertice di martedi.

 

Ha così dichiarato Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas: “Il fallimento dell’amministrazione americana di costringere l’occupante al blocco degli insediamenti e porre termine alle altre violazioni dei diritti dei palestinesi, conferma la loro completa acquiescenza nei confronti dell’occupante nonchè il pericolo rappresentato da quelle posizioni arabe che ripongono una qualche fiducia nell’intervento americano per la risoluzione del conflitto arabo-israeliano”.

 

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