BDS Sardegna e i movimenti impegnati nella lotta all’occupazione militare dell’isola hanno partecipato sabato mattina alla manifestazione che si è svolta a Domusnovas (CI) per chiedere la riconversione della fabbrica di armi RWM.
A seguito della notizia apparsa il 30 ottobre sul quotidiano locale La Nuova Sardegna, che riportava di un carico di bombe in partenza dall’aeroporto di Elmas (CA) e delle interrogazioni parlamentari del deputato Cotti (Movimento 5 Stelle), le varie realtà dell’associazionismo sardo hanno deciso di indire una manifestazione per denunciare il coinvolgimento della fabbrica nel genocidio in corso nello Yemen da parte dell’Arabia Saudita, che non trova spazio nelle cronache.
La carovana ha percorso in macchina il tragitto dal punto di concentramento del corteo fino alla sede della fabbrica, poco fuori il paese.
La scelta di far muovere i manifestanti in macchina e non a piedi per “motivi di sicurezza” ha sicuramente contribuito a creare quel distacco e quella diffidenza tra la popolazione e i manifestanti che, infatti, sono stati accolti da frasi come “E poi a noi il lavoro chi ce lo dà?”, “Eh… una bomba, bella manna, ma diaberusu però…”
RWM è un’industria tedesca leader nel settore degli armamenti e della sicurezza, che ha collaborato spesso con i ministeri italiani e altri stati alleati1, tra i quali anche Israele.
L’atteggiamento dei cittadini di Domusnovas nei confronti dei manifestanti, ha ricordato quello riscontrato in azioni precedenti nei comuni che subiscono l’occupazione militare in Sardegna, dove l’estrema necessità dei posti di lavoro fa sì che la popolazione sia persino disposta a tutto pur di lavorare.
Tra i vari movimenti, anche il Comitato studentesco contro l’occupazione militare della Sardegna è intervenuto per presentare l’iniziativa della cassa solidale spese legali movimento contro le basi militari, a favore di coloro che hanno subito conseguenze legali a seguito delle manifestazioni antimilitariste.
1 “like-minded states” come definiti sullo stesso sito web della RWM.