Sono passati già 92 giorni da quando Mahmoud Sarsak ha deciso di non mangiare più. Una protesta estrema che lo sta portando alla morte, mentre è detenuto “illegalmente” in un carcere israeliano. Sarsak ha solo 25 anni ed è un giocatore professionista della Nazionale palestinese di calcio, “una promessa del pallone” dice chi lo conosce. Paradossale quanto terribile: proprio nei giorni in cui si giocano gli Europei, un uomo che lì aveva riposto i suoi sogni si avvia alla fine, nella solitudine umana di una cella del Servizio prigioni israeliane (Ips). L’arresto è avvenuto mentre dalla Striscia di Gaza, dove Sarsak è nato e cresciuto, cercava di raggiungere la Cisgiordania per disputare una partita con la sua squadra. Era il 22 luglio del 2009 e da allora il calciatore non ha potuto vedere un avvocato, incontrare la sua famiglia e men che meno si è visto contestare accuse dalle quali difendersi nel corso di un processo. Precipitato dentro un buco nero, insomma, senza diritti e senza più un’esistenza.
Accade a Gaza – Il giovane è uno delle centinaia di palestinesi della Striscia arrestati sulla base di un sospetto (e talvolta neanche quello), secondo la cosiddetta “legge dei Combattenti Illegali”. Una norma israeliana che permette di mantenere dietro le sbarre gli abitanti di quel lembo di terra compresso tra Israele, Egitto e Mare Mediterraneo, per un periodo indeterminato senza diritto alcuno. E’ un trattamento “di favore” riservato proprio agli abitanti di Gaza, sottoposti ad un regime ancora più restrittivo rispetto alla “detenzione amministrativa”, riservata invece ai palestinesi di Cisgiordania. La sostanza è comunque la stessa: nessuna tutela legale e umana.
Il silenzio dei media – E questo avviene nel silenzio di istituzioni e media. I senza-diritti delle carceri israeliane non hanno voce e la loro identità è testimoniata da madri, figli, fratelli e organizzazioni umanitarie che mai smettono di gridare il loro nome. Talvolta sono gli stessi detenuti a lanciare un grido d’aiuto, disperato, mettendo in gioco la loro stessa vita. Mahmoud dopo più di tre mesi di sciopero della fame – un record per i prigionieri politici palestinesi delle carceri israeliane – si sta velocemente avvicinando alla morte. Secondo l’organizzazione per i diritti umani Ufree, “le sue condizioni di salute si stanno deteriorando definitivamente e sono più critiche che mai”. Un medico che lo ha visitato dopo settimane di proteste e il ricovero nell’ospedale di Assaf Harofeh, ha detto che l’uomo ha perso 25 chili ed è soggetto a frequenti svenimenti e perdita del battito cardiaco.
Sarsak a Euro 2012 – Il velo di silenzio però sta cominciando a sfaldarsi e il nome di Mahmoud Sarsak entra nei campi di Euro 2012. Proteste davanti alla sede della Federazione italiana gioco calcio (Fifa) si sono tenute nei giorni scorsi a Roma, mentre diversi giocatori spagnoli e francesi si sono spesi personalmente per chiedere la liberazione del collega palestinese. Un appello lanciato da Eric Cantona, ex calciatore ed ex attore francese, e firmato da personalità del calibro di Noam Chomsky, professore al Mit di Boston, Ken Loach, regista britannico, e John Dugard, ex Relatore Speciale dell’ONU per la Palestina (Sud Africa), chiede che la Federazione internazionale gioco calcio (Fifa) si opponga alla scelta di Israele come sede della Coppa europea di calcio Under 21 prevista per il 2013.
La Fifa in campo – La risposta è arrivata. Il presidente della Fifa Joseph S. Blatter ha espresso “la sua preoccupazione e la sua inquietudine riguardo la detenzione apparentemente illegale dei calciatori palestinesi”. In un comunicato Blatter prende atto del fatto che “diversi calciatori palestinesi sembra che siano detenuti in violazione dei diritti umani e della loro integrità, senza processo ed in maniera illegale, dalle autorità israeliane”. La Fifa “lancia dunque un appello urgente alla federazione israeliana di football (Ifa) affinché assicuri l’integrità fisica dei calciatori palestinesi ed il loro diritto a processi equi”. Il caso Sarsak è una pallonata sull’immobilismo istituzionale di cui il calcio non è un’eccezione.
Detenuti amministrativi – In Israele ci sono circa 4000 detenuti politici palestinesi e di questi almeno 308, secondo i dati diffusi da Amnesty International, sono “detenuti amministrativi”. Dopo lo sciopero della fame collettivo di tutti i detenuti palestinesi, tenutosi dal 17 aprile al 14 maggio, in condizioni critiche oltre a Sarsak ci sono anche Akram Rikhawi, digiuno da 56 giorni, e Samer Al-Barq, di 38 anni, autoprivatosi del cibo il 21 maggio scorso in segno di protesta per la proroga dell’ordine di detenzione amministrativa.
15 giugno 2012
da http://notizie.tiscali.it/articoli/interviste/12/06/sarsak_palestina_sciopero_fame.html
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