Comunicato emesso in solidarietà con i compagni e i migranti del coordinamento per la Palestina di Milano, linciati da stampa e politici per aver bruciato una bandiera israeliana al corteo del 25 Aprile 2006.
Piena solidarietà con i compagni e i migranti del Coordinamento di Lotta per la Palestina di Milano
L’offensiva politico-mediatica della lobby filo-israeliana in Italia dura ormai da parecchio tempo. Ma mai come negli ultimi anni, in particolare dopo la caduta del muro di Berlino e la trasformazione del ruolo del sionismo, è stata così forte da influenzare i centri di potere mediatico-politico ed economico nei paesi imperialisti tanto da essere comprimaria nella “globalizzazione del sionismoâ€. L’ambasciatore israeliano a Roma, ad esempio, si è permesso d’intervenire nella campagna elettorale esprimendo apprezzamenti verso alcuni politici e giudizi intimidatori verso altri, con una arroganza permessa solo al governo Israeliano. Da questi atti si capisce il chiaro tentativo di influenzare l’opinione pubblica italiana che in passato è stata sempre al fianco del popolo palestinese nella sua lotta di liberazione.
Crediamo che tutta la potenzialità politico-mediatica ed economica del sionismo non possa cancellare la storia con l’inganno e il ricatto. Non basta più continuare a giustificare il crimine  d’Israele con la strumentalizzazione dell’olocausto, perché le vittime dell’olocausto non sono autorizzate a commettere un altro olocausto contro un altro popolo altrettanto innocente.
La tragedia del popolo palestinese è ancora presente. E’ una tragedia che continua da più di 60 anni e, attraverso massacri, occupazione, distruzione, rastrellamento, allontanamento dalla propria terra, porta alla fame un popolo intero.
In questo contesto vanno viste le ultime polemiche divampate il 25 aprile scorso. Dopo che alcuni ragazzi hanno bruciato la bandiera dello stato d’Israele, si è sollevato un coro di condanne, critiche e spreco di aggettivi da parte di tutti i filo-israeliani (e coloro che aspirano a diventarlo), che smascherano l’ipocrisia e la falsa morale di questi politici che vengono considerati democratici e civili. Non abbiamo mai visto costoro criticare Israele, uno stato che sistematicamente brucia le case dei palestinesi, con la gente dentro, anche con l’utilizzo dei caccia bombardieri, e che continua a reprimere ed occupare la terra dei palestinesi da 58 anni. Forse bruciare e distruggere un popolo, o sostenere che chi lo fa sia uno “stato democraticoâ€, è meno grave che bruciare una bandiera? Affamare un intero popolo va bene, o non è di alcuna rilevanza? Gli irakeni bruciati vivi a Falluja, con le bombe al fosforo, non hanno avuto lo spazio mediatico che ha avuto la bandiera Israeliana bruciata a Milano. Come mai?
Bruciare la bandiera d’Israele il 25 aprile, il giorno della liberazione dell’Italia dai nazi-fascisti, assume il significato di un atto di denuncia contro l’occupazione e la repressione del popolo Palestinese, senza che questo causi alcuna violenza fisica contro nessuno.
La strumentalizzazione in grande stile del fatto di Milano serve, in primo luogo, a rilanciare l’offensiva-ricatto del sionismo in Europa ed in particolare in Italia, alla vigilia della formazione del nuovo governo, per intimidirlo e indurlo a continuare la disastrosa politica estera del governo precedente, demonizzando il movimento italiano di solidarietà con i palestinesi con il solito ricatto strumentale â€antisemitismo di sinistraâ€. Gli stessi che gridano allo scandalo per le bandiere israeliane bruciate (compresi parecchi sionisti) stringono buoni rapporti politici di alleanza con i fascisti vecchi e nuovi, cioè con i figli e i nipoti di chi ha mandato a morte milioni di ebrei.
Con questo polverone si vuole impedire all’opinione pubblica di vedere il vero crimine che oggi si compie sotto il comando USA e lo sguardo complice dell’Unione Europea: l’embargo nei confronti del popolo palestinese, colpito esclusivamente per la sua scelta democratica di decidere da sé il proprio governo.
Crediamo che la lotta contro il sionismo non sia più solo un dovere dei palestinesi, ma un obbligo morale e politico di tutte le persone libere e democratiche.
F.Ismail
Associazione Amicizia Sardegna Palestina