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Pericoloso, spietato, capo di una milizia che conta migliaia di kamikaze, il bin Laden dello Sri Lanka, per il governo di Colombo. Portavoce di un popolo oppresso, guida suprema della lotta per l’autonomia e i diritti negati dei Tamil, agli occhi di una larga maggioranza del suo popolo, sia in patria sia tra i Tamil migrati all’estero (migliaia, anche in Italia, quelli che continuano a sostenere finanziariamente la guerriglia). Oscilla tra questi due estremi la figura di Vellupillai Prabhakaran (qui sopra nella foto Ap), nato 54 anni fa nella cittadina di Velvettithurai (penisola di Jaffna), ultimogenito di un padre convinto sostenitore della dottrina gandhiana della non violenza. In disaccordo con il padre, il giovane Vellupillai, studioso e sensibile alla condizione del suo popolo, si convinse che l’unica strategia da adottare per combattere l’emarginazione dei Tamil da parte della maggioranza cingalese era quella delle armi.

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