Primo

Il 27 Maggio è partita da Cagliari per la Cisgiordania la delegazione annuale di Sardegna Palestina nel quadro delle relazioni politiche di solidarietà e di cooperazione che caratterizzano l’attività della nostra associazione. Incontreranno dirigenti politici della sinistra palestinese, associazioni culturali, istituzioni, società civile e sopratutto le famiglie del progetto di affidamento a distanza, una attività che ormai da anni consente una forma di cooperazione e di solidarietà dal basso che connette esperienze e crea relazioni tra Sardegna e Palestina.
A seguire il primo report inviatoci dalle tre compagne che si trovano
nei territori occupati.

Dopo l’arrivo all’aeroporto di Tel Aviv, superiamo i controlli senza
difficoltà, ci rechiamo, quindi, verso Gerusalemme, dove troviamo
sistemazione
in un ostello davanti alla Porta di Damasco.

Per le strade di Gerusalemme, nelle zone di confine tra l’area
israeliana e quella palestinese, e’ evidente la forte presenza di
israeliani armati, non solo militari, ma anche civili, spesso donne
giovanissime.

Nel viaggio verso il campo profughi di Deheishe, nostra prima
destinazione, al check point di Betlemme le forze israeliane sono
consistenti, i controlli, che molti palestinesi devono quotidianamente
subire, rivelano quanto l’occupazione israeliana condizioni la vita di
ogni singolo palestinese. Nel nostro percorso, si può osservare il muro
la cui costruzione prosegue nel tentativo di ghettizzare il popolo
palestinese.

A Deheishe visitiamo le famiglie dei bambini in affidamento. La gran
parte di loro, profughi dal ’48, manifestano le proprie difficoltà e la
precarietà della loro situazione. Molti bambini sostenuti
dall’Associazione mostrano interesse per gli studi, molti genitori,
infatti, ribadiscono l’importanza che assume l’istruzione, specie nella
loro condizione. Per questo, molti bambini, che si distinguono per le
loro eccellenti attitudini allo studio, manifestano il desiderio di
proseguire gli studi all’università. In particolare le bambine sembrano
distinguersi per le loro capacita’ e la loro predisposizione allo
studio. A tal proposito,con il nostro partner di riferimento a Deheishe,
discutiamo di un possibile progetto che finanzi gli studi universitari
dei giovani meritevoli.

La resistenza e’ portata avanti nella quotidianità delle famiglie.

Nonostante la costante preoccupazione di incursioni israeliane che
potrebbero, a loro discrezione, portare nelle carceri ragazzi
giovanissimi, nelle famiglie si percepisce una sensazione di serenita’,
aspetto che caratterizza la resistenza palestinese.

La precarietà della loro situazione non mette in discussione i loro
progetti, il loro discutere del futuro: la loro lotta e’ costituita
dalle piccole situazioni che si presentano tutti i giorni.

In questo processo di lotta, le famiglie nel campo profughi vivono in
forte interdipendenza tra loro, la dinamicità, fortemente percepibile,
oltrepassa anche la quotidianità. Infatti, nel 2008, anno che scandisce
i sessanti anni dalla Nakba, sono ricorrenti diverse manifestazioni e
tra queste, quelle culturali che rappresentano la tragedia attraverso il
teatro, la danza e la musica.

Nel nostro percorso, discutiamo spesso dell’attuale situazione politica
palestinese, compreso l’attuale assetto della sinistra dell’OLP.
All’interno del bipolarismo, rappresentato dall’egemonia di Hamas e Al
Fatah, sembrano profilarsi nuove strategie.