L’ANALISIdi FEDERICO RAMPINI
LA REGIONE dello Xinjiang è in fiamme. E il presidente cinese Hu Jintao decide all’improvviso di tornare a Pechino, abbandonando i lavori del G8 in programma a L’Aquila proprio alla vigilia dell’apertura. Hu Jintao deve rientrare in Cina perché la situazione nella provincia dove divampa la rivolta degli uiguri è diventata critica.
Dopo la strage compiuta dalle forze dell’ordine, con i 156 morti di domenica, ieri nella provincia dello Xinjiang è scattata la “caccia al musulmano”. Per vendicarsi contro gli attacchi degli uiguri – la popolazione locale di religione islamica – centinaia di cinesi etnici (gli han), sono scesi in piazza armati di bastoni e machete. A Urumqi, il “ghetto islamico” dove il ceppo originario della popolazione turcomanna ora in stato di assedio, i protagonisti della spedizione punitiva sono stati a stento trattenuti dalla polizia. La rabbiosa manifestazione ha dato un assaggio di quel che potrebbe accadere se lo Xinjiang si trasformasse in un campo di battaglia tra le due etnie.